Le Mie Opere
L'alchimia nell'arte di Daniele Menicucci
Esulando dal contesto in cui si è sviluppato l'artista Menicucci, aspetto poco aderente all'espressione artistica, ciò che traspare da quanto realizzato nelle opere pittoriche risalta l'adesione di costui ad un canone culturale avente base inscritta nella dimensione androgina dell'essere umano. L'aderenza al canone normativo psicologico dell'androginia conduce direttamente alla conoscenza esoterica dell'alchimia ove l'insieme dei colori – sostanze chimiche – si unisce a caratteristiche personologiche dell'autore che si mostrano nella loro compiutezza nella rappresentazione della figura femminile, ritratta nelle sue forme armoniche rese spigolose dall'unità che l'artista intravede nell'unione di due opposti – i corpi maschile e femminile – avente come punto d'approdo il centro dell'esistenza, il raggiungimento dell'aurum philosophorum caro agli alchimisti.
L'alchimista è colui che ama osare contro natura: nei quadri del Menicucci la volontà creatrice, figlia d'esposizione all'immaginazione immaginata attraverso il contatto con la natura femminile nel suo essere naturale, permette la commistione – non uso impropriamente questo attributo – di colori e forme allungate trasudanti di una venerazione per ciò che è estetica. Al pari del corpo femminile, ritratto affusolato come fosse figlio di un peccato, le opere rappresentanti nature morte esaltano – elemento confermante l'attinenza con l'esaltazione della carnalità e del valore procreativo dell'eros – la valenza simbolica degli elementi scelti: melograni, limoni tutti frutti legati alla dea dell'Amore, Afrodite, che non deve essere confusa con la voluttà della Venere romana. La precisazione diventa obbligata quando ci si confronta con opere pittoriche che uniscono elementi psicologici a elementi artistici – in questa sede non si valuta il canone artistico e/o espressivo bensì si favorisce una lettura immaginale delle opere – capaci di creare un movimento di ascesa e discesa classico del raggiungimento dell'oro filosofico, indispensabile per la caratterizzazione creativa di ogni realizzazione, maggiormente se riferita al quotidiano.
La dimensione dei colori, volutamente accesa e mescolata attraverso l'intelligente mano dell'artifex, delinea dinamiche che esaltano le forme contenute all'interno di uno spazio contenente. La grande propensione dell'artigiano – chi scrive ama definire l'artista artigiano – è trasmutare i metalli: nello specifico la trasmutazione del corpo femminile in un corpo sussumente la dualità riscontrabile in ogni individuo. La psicologia junghiana definisce Animus la parte maschile e Anima la controparte sessuale femminile presenti in entrambi i sessi. Le donne dipinte da Menicucci, attraverso il palesamento delle linee delineanti una sorta di chiasma – intendendo con ciò l'incrocio di due diverse nature – sono indicanti l'espressione totalizzante della Natura: l'unione degli opposti come afferente alla dimensione profonda in cui si genera lo spirito creativo che garantisce il rinnovamento dell'individuo, enucleando ciò che è artistico da quanto attiene al vissuto quotidiano sostitutito dal vissuto immaginale – nello specifico l'artista in essere -. si ritiene che l'analisi di opere d'arte sia inficiata qualora vi fosse il rimando a sfere non attinenti al vissuto interiore del medesimo artista.
Osservando quanto espresso nei quadri sovviene un rimando ad un pittore molto caro a chi scrive: Amedeo Modigliani. Linee affusolate, allungamento delle forme e precisione nei particolari: creatività, all'apparenza minimale nel contempo esprimente complessità per il rimando alla crudezza di una vita prestata al sacrificio, ove l'esaltazione della donna conserva l'amore primordiale cui tutto prende forma. L'intrusione dei colori accesi all'interno di un microcosmo delineante procreatività definisce la natura 'demonica' della corporeità, sia essa maschile o femminile. La donna, il suo corpo sono associabili al ventre della Madre Terra, ove risiede il frutto del peccato: la donna stessa. L'unione di questa immagine femminile si riscontra nel potere trasformante delle sirene: tali immagini si possono enucleare all'interno dei quadri del Menicucci, in cui il velare il corpo o lasciare intuire la doppia natura dell'individualità, risaltano il valore connaturato alla miscelazione di elementi diversi e affini al contempo.
Ritrarre corpi femminili, arte prestata al riconoscimento della donna come motore centrale dell'esistenza: ciò comporta il riconoscimento tanto del corpo femminile – in cui l'autore rintraccia virilità – quanto della potenza erotica iscritta nell'alveo dell'esistenza votata al sacrificio dell'uomo “sottomesso”. Una spiegazione afferente al significato dei colori rafforza l'idea di un sostrato alchemico in ogni singola sfaccettatura dell'opera dell'artista fiorentino.
Rintracciare elementi ancestrali nella ricercatezza dei dettagli – come ad esempio la foto in uno dei quadri in cui è ritratta una natura morta – certifica l'aderenza all'Origine come motore del cambiamento che trae energia dal continuo riversare nell'opera l'emotività figlia di una dinamica mossa dalla donna – androgina – come musa dell'Artigiano che estrae da questa l'Humus vitae cui dar vigore attraverso la miscellanea cromatica di elementi anche contrastanti. Lo sfondo entro cui si dipanano le figure femminili diviene lo specchio di una realtà interiore ove l'androginia diviene leva da cui generare forza e dare riempimento a sfere “celesti” ove risiede lo spirito creativo dell'artigiano. Si rende atto all'abilità del pittore – il Menicucci è anche romanziere – attraverso la potenza espressa dalla Musa, donna – sirena che ammaliando rende atto ciò che è potenza creativa e distruttiva, ovvero il canone vigente di arbitraria estetica. Cos'è il giudizio estetico? Per chi scrive l'estetica rafforza la multiformità della Natura, di colui che la natura ha creato (sia esso Dio o semplicemente un elfo). Il giudizio è fuorviante nel momento in cui si lascia trasparire l'unione di ciò che appare da ciò che è: ciò che è permane, mutando; ciò che appare semplicemente non è. Sottile differenza che nelle opere del Menicucci -ribadendo che l'adesion ecompleta al mondo emotivo espresso nelle opere – appare nella schiettezza diretta dell'Imperfezione. La donna androgina è quanto di più vicino esista alla natura.
La natura dell'uomo, inteso nella fattispecie nei generi maschile e femminile, a livello intrapsichico è l'ermafroditismo. Nell'arte – l'arte che connette il mondo di sotto con il mondo delle terre emerse – è ambigua, ove l'ambiguità rende atto della formante azione che ogni essere umano creativo cela in sé essendo in contatto con la strati profondi della psiche.
L'uomo creativo esprime quanto più coerentemente l'universo in cui siamo calati: la Totalità.
Concludo con un pensiero relativo al rimando dell'immagine dei melograni e degli uomini (due dipinti diversi) in cui a scontrarsi sono l'immanenza di un frutto naturale quale il melograno (afroditico e afrodisiaco nel contempo) e l'uomo in cerca di sé stesso con l'impermeabile. Metafora di una ricerca che ha forza traendo senso attraverso l'ispirazione artistica che si nutre di Anima, a – temporale e a- spaziale ove risiede l'arte estetica del saper vivere l'emozione, positiva o negativa e destrutturante che sia.
(Alfredo Vernacotola)